
Gentilissimi,
Spirali vuole ricordare la grande poetessa russa Bella Achmadulina, scomparsa il 29 novembre all'età di 73 anni. Straordinaria rappresentante di una Russia millenaria, Bella Achmadulina è oggi la più grande poetessa di questa immensa regione. Prima di lei, forse solo per ordine cronologico, Anna Achmatova e Marina Cvetaeva. Accanto a lei, per ricordare le battaglie di questo secolo, Josif Brodskij, Evgenij Evtušenko, Aleksandr Kušner.
Con la raccolta di liriche La corda (1962) si pose in prima fila, insieme a Evtušenko e a Voznesenskij, nella generazione post-staliniana. Nell'ambito di un severo e tradizionale impianto metrico, Achmadulina conduce una originale ricerca sul linguaggio, attenta alle inflessioni gergali ma sempre guidata dall'ansia di purezza espressiva e dalla fede nella funzionalità simbolica della parola. Nella sua raccolta più matura, Lezione di musica (1969), il virtuosismo stilistico lascia il posto a una più contenuta maturità di espressione. Accanto al tema dell'amore, tipico della sua prima maniera, prende corpo una amara riflessione sul destino del poeta nella società contemporanea. Le sue liriche e i suoi poemi sono tutti incentrati sul problema dell'integrazione dell’artista nella società e su temi personali.
La ricordiamo attraverso le sue parole, tratte dalla raccolta "Poesia" (Spirali, 1998)
Un giorno, dondolando sull'orlo
di tutto ciò che è, avvertii nel corpo
la presenza di un'ombra irreparabile
che spingeva altrove la mia vita.
Nessuno lo sapeva, solo il quaderno
bianco si era accorto che avevo spento
le candele, accese per creare parole:
senza di loro non mi dispiaceva morire.
Soffrivo tanto! Tanto m'avvicinai
alla fine dei tormenti! Non dissi una parola.
Era l'anima, ancora debole,
che cercava un'altra età.
Mi misi a vivere, e vivrò a lungo.
Da quel giorno chiamo tormento
terreno solo ciò che non ho cantato;
il resto lo chiamo beatitudine
Bella Achmadulina (anni Settanta)
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